FOS: lo sforzo innovativo comincia a pagare
Non c’è crescita se non si rischia e non si investe, soprattutto se si guida un’azienda che ha come scopo l’innovazione. Lo sa bene Enrico Botte, 45 anni, amministratore delegato della genovese Fos, società innovativa dei servizi digitali quotata al segmento AIM di Borsa italiana. Fos ha chiuso il 2020 con una crescita dei ricavi dell’11% a 10,8 milioni di euro su basi omogenee, ma se si tiene conto dell’acquisizione di InRebus Technologies, perfezionata a dicembre, la crescita diventa del 33% a 13 milioni di euro.
Per quanto piccola, Fos è ben seguita dagli investitori che ben conoscono il settore in cui opera, come i fondi Algebris e AcomeA che hanno rispettivamente l’1,7% e l’1,6% del capitale. Sul mercato il flottante è pari al 36% del capitale, mentre le famiglie dei due soci fondatori, Brunello Botte (presidente) e Matteo Pedrelli (vicepresidente e amministratore delegato) hanno complessivamente il 64%, riunito nella holding BP Holding.
Dall’inizio dell’anno il titolo vanta una performance di tutto rispetto con una crescita del 27% a 3,32 euro, che corrisponde a una capitalizzazione di 20,6 milioni di euro. Per gli analisti che seguono il titolo, Fos continuerà a crescere nei prossimi anni a un ritmo superiore alla media del settore (+10% all’anno). La media delle stime indica per il 2021 un fatturato di 17 milioni di euro che supererà i 20 milioni nel 2022. Grazie a un modello di business profittevole e scalabile, l’Ebitda dovrebbe crescere in maniera più che proporzionale rispetto ai ricavi. Dopo un bilancio 2020 chiuso con un utile netto 0,9 milioni di euro, l’utile è previsto salire a 1 milione nel 2021 per poi raddoppiare a 2 milioni nel 2022.