L’antivirus delle Banche Centrali
Le banche centrali scendono in campo e sono pronte a iniettare il loro vaccino: la liquidità. Mentre il virus si diffonde velocemente fuori dalla Cina, stanotte la Banca del Giappone ha dato seguito a quanto anticipato in un comunicato, immettendo 500 miliardi di yen, pari a 4,7 miliardi di dollari. Il governatore Haruhiko Kuroda ha già promesso in ogni caso sostegno all’economia avvertendo che “si adopererà per fornire ampia liquidità e garantire stabilità ai mercati”.
Neanche il capo della Fed, Jerome Powell, si è tirato indietro. Il governatore riconosce che il coronavirus “pone rischi in evoluzione per l’attività economica” e avverte che “si stanno monitorando attentamente gli sviluppi”. Stamattina Goldman Sachs scrive che il taglio, come minimo di 25 punti base, potrebbe arrivare il 18 marzo, o forse prima. Un taglio che potrebbe essere seguito da almeno altre due mosse simili entro fine anno. Gli economisti ritengono che la Fed si muoverà di pari passo con le altre grandi banche centrali in modo da rendere ancora più efficace la terapia d’urto.
Intanto anche la Bank of England ha fatto sapere che farà tutti i passi necessari per proteggere la stabilità. Ma in uno scenario di tassi già ai minimi, lo spazio di manovra delle banche centrali occidentali è limitato.
Sorvegliata speciale resta la Bce che si riunirà il 12 marzo. Secondo gli osservatori di mercato anche l’istituto centrale europeo potrebbe decidere di rivedere il costo del denaro, non nella riunione di marzo, bensì in quella di giugno.