Coronavirus, il vaccino è la politica economica
Mercati in balia della tempesta. Con la diffusione globale del Coronavirus, nelle ultime settimane stiamo assistendo a bruschi movimenti anche all’interno delle singole sedute: dal 24 al 28 febbraio la volatilità infragiornaliera è stata paragonabile a quella registrata dopo il crac di Lehman Brother.
Questa la convinzione di Marco Piersimoni, Senior Portfolio Manager di Pictet Asset Management. L’esperto analizza i possibili impatti dell’epidemia sui mercati finanziari e le possibili mosse future in materia di politica economica.
Ad arricchire lo scenario degli ultimi giorni si è attivata la macchina della politica economica, sia monetaria che fiscale. I Governatori delle banche centrali e Ministri delle Finanze dei Paesi del G7 hanno affermato un’unità di intenti nell’adozione di tutte le contromisure necessarie per sostenere l’economia globale.
A questa dichiarazione di intenti hanno fatto subito seguito i fatti. Adottando una misura d’emergenza, la Fed ha anticipato il meeting previsto tra due settimane e ha deciso di tagliare i tassi di riferimento di 50 punti base. Appare evidente, in ogni caso, che alla banca centrale americana non manca spazio di manovra.
Al contrario, la BCE sembra avere le mani legate. Con i tassi già abbondantemente sotto zero (con tutti gli effetti negativi per il sistema che ne conseguono) e gli ostacoli politici a un nuovo QE creati dal meccanismo della capital key, le munizioni rimaste a disposizione paiono limitate.
In sintesi, la politica economica sta lanciando i primi segnali di reazione al rallentamento economico causato dalla crisi sanitaria mondiale, e lo fa in modo concertato e coordinato a livello globale. Lo scenario di rischio principale è avere una diffusione molto rapida dell’epidemia negli USA: eventuali limitazioni all’attività economica che implichino un rallentamento dei consumi in USA farebbe precipitare ulteriormente la situazione.