23 Giugno 2020
Wirecard, c’è del marcio anche in Germania
Dal maggio del 2018, lo studio legale R&T, una delle firma più prestigiose in Asia, aveva lanciato l'allarme. Il Financial Times aveva riportato quasi tutto nei minimi dettagli, ma le autorità tedesche hanno minacciato una causa al giornalista. Ora Wirecard sprofonda in Borsa mentre i nuovi manager annunciano che 1,9 miliardi potrebbero non esserci davvero. Siamo andati a controllare alcune delle società fittizie su cui Wirecard sostiene di vantare crediti ... un marinaio in pensione, un ex dipendente di Wirecard, un cooworking dove sono registrate più gruppi in una piccola stanza...questo solo nelle Filippine. Abbiamo dato un occhio ai certificate più esposti, si salva solo il FREXA0021289 di Exane, grazie all'effetto OneStar.
Wirecard non è la Parmalat tedesca, è peggio, anche se non nei numeri, per quelli, il primato resta in Italia.
Al buco miliardario si arriva anche a causa di una carenza di controlli.
Nessun autorità italiana ha mai dichiarato che un’indagine portata avanti da dei giornalisti del Financial Times fosse falsa, minacciandoli di portarli in giudizio senza invece verificarne i contenuti. Nessun autorità italiana ha mai smentito, ad occhi chiusi, i report di una società di legali tra le più note in Asia. Nessun autorità, di fronte a un caso emerso da anni (2018) sarebbe stata in silenzio per tanto tempo. Certo gli scandali sono accaduti anche in Italia, ma appena la notizia diventa di dominio pubblico, scoppia la baraonda: giornali, insulti e il solito attacco mediatico di chi avrebbe dovuto sapere. Non passa un minuto che lo scandalo è sulla bocca di tutti. Per Wirecard sono passati anni mentre la società scalava le posizioni all’interno del Dax, il principale listino…